studente: Mirko Silenzi

Il progetto in analisi nasce in occasione di un bando di concorso indetto nel 1966 dal governo peruviano per un intervento di housing sociale nel quartiere di Previ a Lima. Il concorso promosso dal governo nasceva come progetto pilota per risolvere i problemi abitativi della vasta periferia della metropoli sudamericana. Charles Correa presenta un progetto composto da lunghe spine costruite orientate in direzione S-W e ottenute accostando 2 tipologie di abitazioni indipendenti. Al centro dell’area è prevista una spina di servizi disposta perpendicolarmente alle abitazioni e che ne interrompe i fronti per evitare l’eccessiva monotonia. Per quanto riguarda i percorsi divide le strade d’ingresso carrabili dalle aree pedonali, ogni abitazione ha il doppio accesso da entrambe le parti e, nella distribuzione interna delle stanze, viene considerata come parte riservata ad accogliere gli ospiti quella affacciata sull’area pedonale anche per sottolineare il senso comunitario del progetto. La peculiarità del primo progetto è l’dea di sfruttare i venti provenienti dall’oceano in direzione S-W per il raffrescamento delle abitazioni. Le strade sono orientate in direzione dei venti permettendo di essere attraversate per tutta la lunghezza, inoltre al di sopra delle corti interne è stato previsto un elemento per convogliare il vento verso il basso creando un ricircolo d’aria e quindi un raffrescamento naturale.

studente: Michael Nori

Nel 1984 l’Associated Cement Company, il primo fornitore indiano di cemento e calcestruzzo, commissiona a Charles Correa due progetti, in due lotti distinti, da incorporare a un quartiere esistente (ACC colony), per i propri operai vicino all’industria stessa.
Le nuove unità progettate dall’architetto indiano sono posizionate lungo il perimetro dei siti, lasciando all’interno ampi cortili e spazi aperti comuni.
In entrambi i casi c’è una progressione dall’esterno all’interno del sito: dall’accesso pubblico allo spazio interno privato della casa stessa, a un semiprivato patio o giardino, al largo spazio centrale comune, facendo si che il rapporto superficie edificata/aree verdi sia quasi di uno a uno.

LUOGO: Wadi, distretto di Gulbarga, a Nord dello stato del Karnataka (India)

LOCALIZZAZIONE: quartiere ACC (a nord-ovest, viciono alla fabbrica di cemento dell’ACC), Latitudine 17° 4′ 0″ Nord, Longitudine 76° 59′ -1″ Est

ZONA CLIMATICA: clima asciutto e salubre, caratterizzato dalla stagione del monsoni nei mesi estivi e temperature con una media annua dai 26° ai 30; la media delle precipitazioni è di 750 mm annui

OGGETTO: due interventi posizionati lungo il perimetro di due lotti diversi; la prima tipologia conta 368 appartamenti, la seconda 48 case a corte

DENSITA’:

Superficie  di intervento 46.053 ~ 4,61 ha, 10.182 ~ 1,02 ha
Superficie  edificata 17.664 m² ~ 1,77 ha, 2.860 m² ~ 0,29 ha
Aree verdi  12.268 m² ~ 1,26 ha, 2.475 m² ~ 0,25 ha

ORIENTAMENTO: l’accesso principale alle due aree è situato rispettivamente a Nord-Ovest e Sud-Ovest, ma le singole unità cambiano orientamento assumendo diverse direzioni nella composizione generale

COMPOSIZIONE ALLOGGI: sono presenti 2 tipologie di appartamenti nel complesso “B”, e una tipologia di case a schiera nel complesso ”J”

Gli appartamenti sono composti da:

– soggiorno,
– spazi di servizio e cucina
– camera da letto
– giardino o terrazzi ai piani superiori

Le case a schiera sono composte da:

– soggiorno,
– spazi di servizio e cucina
– camera da letto
– corti e giardino
-ulteriore camera da letto al primo piano e un terrazzo “barsati”

MATERIALI E TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: struttura portante in cemento armato

BIBLIOGRAFIA:

-J. MURPHY, Open the box: international housing, India, in Progressive Architecture vol. 63 no. 10 (Oct. 1982) pp. 100-104
-C. CORREA, The new landscape, in Mimar no. 17 (July-Sept. 1985) pp. 34-40
-P. DAVEY, Correa courts: Housing, Bombay, India, in The Architectural Review vol. 178 no. 1064 (Oct. 1985) pp. 32-35
-Cellular housing scheme expansible from court to city, in Architecture vol. 75 no. 9 (Sept. 1986) pp. 84-85
-HASAN-UDDIN KHAN, Charles Correa, architect in India, Butterworth Architecture, 1987
-Charles Correa, in Techniques et architecture no. 388 (Mar. 1990) p. 12
-C. CORREA,  Il pubblico, il privato e il sacro, in Spazio e societa v. 15 no. 60 (Oct.-Dec. 1992) pp. 100-113
-G. BHATIA, Charles Correa, in A + U vol. 94 no. 1(280) (Jan. 1994) p. 77
-KENNETH FRAMPTON, Charles Correa, Thames and Hudson, Londra 1996
-M. V.CAPITANUCCI, Charles Correa, in Abitare no. 463 (July-Aug. 2006) pp. 102-107

Il laboratorio di sintesi I luoghi dell’abitare. Identità della residenza contemporanea intende rinnovare l’esperienza del blog precedente proponendo la riflessione sul tema dell’insediamento umano nelle sue diverse declinazioni. Lo studio si concentra all’interno di due aree geografiche distinte: l’Italia, realtà fisica e culturale prossima appartenente alla nostra formazione e l’India, da anni assunta quale luogo d’interesse privilegiato utile alla comprensione di radici culturali ataviche che esprimono la continuità con l’antico mentre manifestano con assoluta evidenza le modificazioni incessanti del territorio sociale del presente. All’interno del processo progettuale i gruppi di studenti che partecipano al laboratorio s’impegneranno in una prima fase di reperimento e sistematizzazione di documenti utili ad un’analisi propedeutica all’elaborazione del progetto. Il blog si configura allora come piattaforma aperta in cui raccogliere e scambiare dati e informazioni, finalizzata al libero confronto e all’approfondimento delle tematiche illustrate.

L’attenzione è rivolta alla conoscenza dei territori di diversa natura e dei paesaggi culturali dove, dentro precisi sistemi organizzati, le comunità insediate si evolvono comunicando i propri segni di appartenenza.

Ogni identità è fatta di memoria e oblio. Più che nel passato, va cercata nel suo costante divenire. Marco Aime

 

 

omaggio a Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 28/11/ 1908 – Parigi, 30/11/2009)

Ogni paesaggio si presenta dapprima come un immenso disordine, che lascia liberi di di scegliere il senso che si preferisce attribuirgli. Ma al di là delle speculazioni agricole, degli accidenti geografici, dei mutamenti della storia e della preistoria, il più nobile fra tutti non è forse il senso che precede, ordina e, in larga misura, spiega gli altri? Questa linea pallida e indistinta, questa differenza spesso impercettibile nella forma e nella consistenza dei detriti rocciosi, testimonia che là dove vedo oggi un arido terreno, due oceani, un tempo, si sono susseguiti. L’osservare in ogni traccia le prove del loro stagnare millenario e il superare tutti gli ostacoli – pareti scoscese, frane, rovi, colture – indifferenti ai sentieri come alle barriere, poteva sembrare un controsenso. Questa insubordinazione, invece, ha il solo scopo di ritrovare un significato conduttore, certamente oscuro, ma di cui tutti gli altri sono una trasposizione parziale o deformata.

Claude Lévi-Strauss, Tristi tropici, Il Saggiatore, pp.54-55