studente: Monica Prencipe
Andreas Volwahsen, Cosmic architecture in India, Prestel-Mapin, New York 2001
William J.R. Curtis, Intervista allo storico dell’architettura J.R.Curtis. Architettura, “Abitare”,
n.463, luglio-agosto 2006, pp.96-101
Balkrishna Doshi, William J.R.Curtis, Il piano di Vidyadhar Nagar, la nuova Jaipur,
“Casabella”, n.558, giugno 1989, pp.42-57
George Michell, The plan of Jaipur. A fusion of Islamic and Indian ideas, “Storia delle città”,
n.7, 1978, pp.64-68
William J.R.Curtis, Balkrishna Doshi. An architecture for India, NJ&Mapin, Ahmedabad
1988
Balkrishna Doshi. The proof of yesterday, “World Architecture”, n.44, marzo 1996, pp.20-
35
Balkrishna Doshi, Costruire pour une communauté: Vidyadhr Nagar, “Cahiers de la
recherche architecturale”, n.35-36, pp.429-437
Vidyadhar Nagar: an Approach to Planning, Vastu Shilpa Foundation 1991
Balkrishna Doshi – Towniship: Electronics Corporation of India, Ltd., Hyderabad, 1968-1971
2009/12/11
studente: Elisa Barberini
Il township ECIL, realizzato da Doshi tra il 1969 e il 1971, consiste in una espansione del territorio legato all’Industria elettronica di Hyderabad ( Electronic Corporation of India).
L’insediamento sorge a circa quindici chilometri dal centro della città di Hyderabad,collegato ad essa da una grande via di comunicazione, su un terreno roccioso ed arido con un clima caldo e asciutto, tipico della zona dell’Andhra Pradesh, fattori questi che hanno influenzato in maniera determinante la pianificazione.
Doshi, infatti, si è basato sulle carte climatiche di Hyderabad per stabilire le angolazioni del sole e la direzione dei venti così da sfruttarli al meglio mediante aperture e corti.
La pianificazione segue, quindi, un impianto razionale che tiene conto sia delle stringenti richieste del Governo in materia normativa, che del miglior modo di costruire in relazione ad un clima molto caldo ed alla tradizione del luogo.
BIBLIOGRAFIA
– B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor
– James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi, Super Book House (Mumbai), 1988
– Vastu shilpa fondation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi
– William J. R. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli, 1988
RIVISTE
– Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26
– Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26
– Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463, p.96-101
– Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154
– William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31
studente: Claudia Conti
I progetti per le abitazioni a basso costo riservate ai lavoratori della fabbrica tessile ATIRA e ai ricercatori dei laboratori PRL ad Ahmedabad, risalgono al 1956, si tratta di una delle prime sperimentazioni di case popolari realizzate da Doshi.
La fabbrica ATIRA e le sue abitazioni sono collocate in un’area verde frontale all’Indian Istitute of Management .
Si tratta di un piccolo complesso che rivela numerose analogie con i progetti di Le Corbusier inerenti alcune abitazioni private: Maison Monol, Maidon Sarabhai, Maison Jaoul, Maison de Peon.
Doshi prende a riferimento queste abitazioni, interpreta tali modelli, cerca di sviluppare una nuova tipologia radicata al luogo, alla tradizione e al clima di Ahmedabad.
Le ATIRA e PRL sono abitazioni commissionate da Kasturbhai Lalbhai (rappresentante dell’industria tessile ad Ahmedabad), i dati del progetto erano costituiti dal costo basso delle abitazioni da garantire anche grazie l’utilizzo di materiali locali e lo sfruttamento della ventilazione naturale.Nell’impianto le strade veicolari rimangono perimetrali, le strade pedonali attraversano il lotto e arrivano ai blocchi delle abitazioni attraverso due spazi pubblici.
BIBLIOGRAFIA
– B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor
– James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi, Super Book House (Mumbai), 1988
– Vastu shilpa fondation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi
– William J. R. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli, 1988
RIVISTE
– Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26
– Berlett, Warren, The apostle e Ahmedabad he was a fan and follower, Wallpaper (London) v.126, p.119-122
– Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26
– Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463, p.96-101
– Le Corbusier, La maison de Péon, Opera completa, Volume 6:1952-1957, p.115
– Le Corbusier, Maison Sarabhai, Opera completa, Volume 6:1952-1957 , p.118-121
– Le Corbusier, Maison Jaoul, Opera completa, Volume 6: 1952-1957, p.118-121
– Le Corbusier, Maison Monol, Opera completa, Volume 1: 1910-1929, p. 30
– Starbird, Pamela, Le Corbusier ad Ahmedabad: Villa Sarabhai, Abitare n. 412 (Dicembre 2001), p.118-125
– Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154
– William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31
studente: Giorgia Maltoni
Il progetto prevede la realizzazione di 1800 unità residenziali, con l’obiettivo di rompere la monotonia dei nuovi progetti residenziali indiani e riflettere i modelli socio-culturali, climatici ed estetici della comunità, a dispetto della condizione economica degli abitanti. L’intero complesso è disegnato a partire dalla geometria diagonale utilizzata da Louis Kahn nei suoi progetti degli anni precedenti. Essa, infatti, definisce la posizione dei percorsi pedonali, che convergono verso l’ampio spazio centrale caratterizzato da edifici di carattere pubblico, quali scuole, banche, ufficio postale, locali commerciali e dalla torre d’acqua, che funge da punto di riferimento per tutta la comunità. La città è delimitata da una strada carrabile ad anello che garantisce un equo accesso a tutte le abitazioni, pur permettendo lo spostamento del traffico veicolare all’esterno dell’area residenziale.
Per quanto riguarda le unità abitative, Doshi prevede la realizzazione di otto differenti tipologie, organizzate in tre macro-quartieri in base alla diversa condizione economica. A sud-est si trovano le tipologie 1-2-3 e 4, di circa 250 mq per ogni unità, per residenti con reddito elevato. A sud-ovest vengono localizzate le tipologie 5 e 6 di circa 90 mq, per residenti a reddito medio, mentre nell’area settentrionale sono inserite le tipologie 7 e 8, per lavoratori a basso reddito; quest’ultima categoria di abitazioni è caratterizzata da una superficie minima di circa 40 mq. In generale la densità abitativa dei quartieri è variabile in modo inversamente proporzionale alla condizione di reddito dei rispettivi abitanti. Nonostante le diverse tipologie presentino molteplici variazioni compositive, i principi che Doshi applica alla progettazione di tutte le unità rimangono costanti e rappresentano l’integrazione tra le modalità di costruzione tradizionali indiane e le innovazioni introdotte dal Movimento Moderno. Essi verranno poi approfonditi e ampliati nei progetti successivi ed in particolare nella ECIL Township, realizzata ad Hyderabad pochi anni più tardi (1968-1971).
BIBLIOGRAFIA
• W.J. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli International, New York, 1988
• James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi: rethinking modernism for the developing world, Super Book House (Mumbai), 1988
• V. S. Pramar, A Social History of Indian Architecture, Oxford University Press, New Delhi, 2005
• B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor
• Vastu shilpa foundation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi
RIVISTE
• Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26
• Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26
• Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463 (Luglio-Agosto 2006), p.96-101
• Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154
• William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31
• Gianni Terenzi, “India, così parla il maestro Doshi”, Bravacasa, gennaio 2008, p. 48-54
SITOGRAFIA
studente: Francesca Sasso
Esteso su quasi 100 ettari di terreno conta una densità abitativa elevatissima: 6500 posti per un totale finale di 65000 abitanti ; popolazione composta per un buon 65% da famiglie a bassissimo reddito (EWS). Sono quest’ultime che innalzano a livelli per noi impensabili la densità dell’insediamento,10 persone per ogni 35mq di lotto,in ogni caso nulla a confronto degli slum indiani. E’ principalmente per loro che Doshi progetta Aranya.
L’idea iniziale prende forma attraverso una precisa sequenzialità che parte da un attento studio del contesto dove Indore è perennemente sullo sfondo; immagine di un problema che deve trovare soluzione. Lo studio della densità, dell’uso-suolo e persino della popolazione hanno permesso a Doshi di fornire risposte chiare e mirate in cui la “sfera umana” prende fondamentale importanza; non solo quindi un progetto materialmente funzionale ma anche socialmente qualificato: la parola d’ordine è “SELF-HELP”.