studente: Monica Prencipe

L’incarico per il nuovo piano di espansione di Jaipur proviene direttamente dal Jaipur Development Autorithy che intende creare non una semplice espansione, ma un vero e proprio “modello di pianificazione” per tutta l’India. Tra il 1986 e il 1986 l’intero studio di Doshi inizia a lavorare a quello che vuole essere più di un progetto, ma un vero e proprio “punto della situazione” sull’urbanistica indiana. Il progetto è possibile in quanto l’idea del recupero delle tradizioni rientra all’interno di un discorso politico – in quegli anni fortemente statalista- che vede nel recupero delle tradizioni anche un mezzo per recuperare quell’identità che la dominazione britannica aveva cercato di annientare non solo a livello sociale ma anche architettonico. L’orizzonte di riferimento quindi rimane sempre dominato de due poli di riferimento: da una parte la tradizione indiana, quella del mito più che della storia, dall’altra quella della lezione del moderno in Europa (primi tra tutti Le Corbusier e Kahn), proprio come lo spirito indiano di quegli anni, diviso tra il desiderio di modernità, di chiusura con il passato, e insieme di recupero di un’identità propria.


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Andreas Volwahsen, Cosmic architecture in India, Prestel-Mapin, New York 2001

William J.R. Curtis, Intervista allo storico dell’architettura J.R.Curtis. Architettura, “Abitare”,

n.463, luglio-agosto 2006, pp.96-101

Balkrishna Doshi, William J.R.Curtis, Il piano di Vidyadhar Nagar, la nuova Jaipur,

“Casabella”, n.558, giugno 1989, pp.42-57

George Michell, The plan of Jaipur. A fusion of Islamic and Indian ideas, “Storia delle città”,

n.7, 1978, pp.64-68

William J.R.Curtis, Balkrishna Doshi. An architecture for India, NJ&Mapin, Ahmedabad

1988

Balkrishna Doshi. The proof of yesterday, “World Architecture”, n.44, marzo 1996, pp.20-

35

Balkrishna Doshi, Costruire pour une communauté: Vidyadhr Nagar, “Cahiers de la

recherche architecturale”, n.35-36, pp.429-437

Vidyadhar Nagar: an Approach to Planning, Vastu Shilpa Foundation 1991

studente: Elisa Barberini

Il township ECIL, realizzato da Doshi tra il 1969 e il 1971, consiste in una espansione del territorio legato all’Industria elettronica di Hyderabad ( Electronic Corporation of India).

L’insediamento sorge a circa quindici chilometri dal centro della città di Hyderabad,collegato ad essa da una grande via di comunicazione, su un terreno roccioso ed arido con un clima caldo e asciutto, tipico della zona dell’Andhra Pradesh, fattori questi che hanno influenzato in maniera determinante  la pianificazione.

Doshi, infatti,  si è basato sulle carte climatiche di Hyderabad per stabilire le angolazioni del sole e la direzione dei venti così da sfruttarli al meglio mediante aperture e corti.

La pianificazione segue, quindi, un impianto razionale che tiene conto sia delle stringenti richieste del Governo in materia normativa, che del miglior modo di costruire in relazione ad un clima molto caldo ed alla tradizione del luogo.

BIBLIOGRAFIA

– B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor

– James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi, Super Book House (Mumbai), 1988

– Vastu shilpa fondation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi

– William J. R. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli, 1988

RIVISTE

– Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26

Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26

– Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463, p.96-101

Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154

– William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31

studente: Claudia Conti

I progetti per le abitazioni a basso costo riservate ai lavoratori della fabbrica tessile ATIRA e ai ricercatori dei laboratori PRL ad Ahmedabad, risalgono al 1956, si tratta di una delle prime sperimentazioni di case popolari realizzate da Doshi.
La fabbrica ATIRA e le sue abitazioni sono collocate in un’area verde frontale all’Indian Istitute of Management .
Si tratta di un piccolo complesso che rivela numerose analogie con i progetti di Le Corbusier inerenti alcune abitazioni private: Maison Monol, Maidon Sarabhai, Maison Jaoul, Maison de Peon.
Doshi prende a riferimento queste abitazioni, interpreta tali modelli, cerca di sviluppare una nuova tipologia radicata al luogo, alla tradizione e al clima di Ahmedabad.
Le ATIRA e PRL sono abitazioni commissionate da Kasturbhai Lalbhai (rappresentante dell’industria tessile ad Ahmedabad), i dati del progetto erano costituiti dal costo basso  delle abitazioni da garantire anche grazie l’utilizzo di materiali locali e lo sfruttamento della ventilazione naturale.Nell’impianto le strade veicolari rimangono perimetrali, le strade pedonali attraversano il lotto e arrivano ai blocchi delle abitazioni attraverso due spazi pubblici.

COMMITTENTE:  ATIRA: Ahmedabad Textile Industry Research Association; PRL: Physical Research Laboratory.
LOCALITA’:  Ahmedabad, Gujarat
CLIMA:  temperatura media 25/27,5°C
VENTI DOMINANTI: direzione nord-est
AREA DELL’INTERVENTO: 1.6 Ha
NUMERO DI ALLOGGI REALIZZATI: c.a 76 unità
TIPOLOGIE ANALIZZATE: Tipo 1-c.a 65mq
Tipo 2-c.a 73mq
USO DEL SUOLO:
Strade: 0.35 Ha ( 20.94%)
Spazi aperti: 0.91 Ha ( 53.86%)
Residenze: 0.42 Ha ( 25.18%)
DENSITA’ LORDA: 44.97 Units/Ha
DENSITA’ NETTA: 78.57 Units/Ha
QUANTITA’ DI TERRENO PRO –CAPITE:
Strade: 9.3 mq
Spazi aperti: 23.9 mq
Residenze: 11.2 mq

BIBLIOGRAFIA

– B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor
– James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi, Super Book House (Mumbai), 1988
– Vastu shilpa fondation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi
– William J. R. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli, 1988

RIVISTE

– Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26
– Berlett, Warren, The apostle e Ahmedabad he was a fan and follower, Wallpaper (London) v.126, p.119-122
Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26
– Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463, p.96-101
– Le Corbusier, La maison de Péon, Opera completa, Volume 6:1952-1957, p.115
– Le Corbusier, Maison Sarabhai, Opera completa, Volume 6:1952-1957 , p.118-121
– Le Corbusier, Maison Jaoul, Opera completa, Volume 6: 1952-1957, p.118-121
– Le Corbusier, Maison Monol, Opera completa, Volume 1: 1910-1929, p. 30
– Starbird, Pamela, Le Corbusier ad Ahmedabad: Villa Sarabhai, Abitare n. 412 (Dicembre 2001), p.118-125
– Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154
– William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31

studente: Matteo Giulianelli

Il progetto è basato su una sequenza di spazi collegati da strette strade pedonali, ombreggiate e tenute vive attraverso una miscela accurata di aree ricreative e commerciali interrotte da unità abitative. In questo schema è mantenuto sia il senso dell’aggregazione che della continuità di movimento. Risulta di chiara lettura, come l’integrazione nella fitta trama del villaggio di numerosi spazi a cielo aperto, sia stata dettata da esigenze climatiche e sociali. La spina dorsale del progetto è caratterizzata da un articolato percorso pedonale, che raccordandosi con le vie e le piazzette dei gruppi di abitazioni, serve tutte le zone del quartiere. La circolazione delle autovetture è in questo modo lasciata a margine del progetto. Nessuno spazio di parcheggio è distante più di alcuni minuti di passeggiata dall’unità abitativa. Nonostante questo il complesso è raggiungibile in tutta la sua estensione dal traffico automobilistico. Le vie periferiche servono luoghi destinati a parcheggi situati in cul de sac, mentre altre vie servono direttamente i garage delle case a schiera e dei blocchi per appartamenti.

LOCALIZZAZIONE: periferica (a sud della città), Latitudine 28°32’, Longitudine 77°13’

ZONA CLIMATICA: clima semiarido, con elevata escursione termica tra estate e inverno, caratterizzato dalle stagioni del monsoni nei mesi estivi e temperature con una media annua di 25°
OGGETTO: complesso di 700 unità edilizie, 200 abitazioni urbane individuali e 500 appartamenti in strutture di due e quattro piani su lotto cinto da strade carrabili, impostato su articolato asse centrale pedonale
COMPOSIZIONE ALLOGGI:
sono presenti 6 tipologie, accorpate specchiando i blocchi lungo i due assi prevalenti.
Caratteristica comune a tutte le tipologie è lo sfruttamento delle coperture sulle quali vengono alloggiate spaziose terrazze. Le tipologie si differenziano le une dalle altre sia per il singolare sviluppo in pianta, sia per quanto riguarda le dimensioni degli alloggi, variabili per le diverse richieste dell’utenza.
La tipologia principale si sviluppa su quattro piani che racchiudono due appartamenti, e si compone dei seguenti ambienti:

– zona giorno, con affaccio su 2 fronti
– spazi di servizio e cucina
– zona notte
– terrazzi

TECNOLOGIA COSTRUTTIVA: struttura portante di travi e pilastri in cemento armato con rivestimento in ciottoli di pietra arenaria.
MATERIALI IMPIEGATI:
– rivestimento superficiale in ciottoli di pietra arenaria, finitura a grezzo,  colorazione naturale (pietra)- infissi in metallo di colorazione arancione, verde, bianca
– pavimentazione esterna in blocchi di pietra locale



BIBLIOGRAFIA
– Raj Rewal, Architecture climatique, Electa Moniteur
– Raj Rewal, Mimar, 1992
– Franco Angeli, Storia urbana, no. 108, 2005
– TouringClub Delhi
– Lucy Peck, Delhi – A thousand years of building, Intach, 2005
– Abitare (Milan), Vol. 219, November 1983
– Abitare (Milan), Vol. 463, Luglio-Agosto 2006
– Abitare (Milan), Vol. 308,
– Architecture (Sept. 1984). USA
– Architecture and Urbanism, Tokyo. No. 148 January 1983
– Architecture d’Aujourd’hui (Paris) October 1979
– Techniques et Architecture (Paris), no. 345, no. 361
– Techniques et Architecture (Paris), no. 361

studente: Giorgia Maltoni

Il progetto prevede la realizzazione di 1800 unità residenziali, con l’obiettivo di rompere la monotonia dei nuovi progetti residenziali indiani e riflettere i modelli socio-culturali, climatici ed estetici della comunità, a dispetto della condizione economica degli abitanti. L’intero complesso è disegnato a partire dalla geometria diagonale utilizzata da Louis Kahn nei suoi progetti degli anni precedenti. Essa, infatti, definisce la posizione dei percorsi pedonali, che convergono verso l’ampio spazio centrale caratterizzato da edifici di carattere pubblico, quali scuole, banche, ufficio postale, locali commerciali e dalla torre d’acqua, che funge da punto di riferimento per tutta la comunità. La città è delimitata da una strada carrabile ad anello che garantisce un equo accesso a tutte le abitazioni, pur permettendo lo spostamento del traffico veicolare all’esterno dell’area residenziale.

Per quanto riguarda le unità abitative, Doshi prevede la realizzazione di otto differenti tipologie, organizzate in tre macro-quartieri in base alla diversa condizione economica. A sud-est si trovano le tipologie 1-2-3 e 4, di circa 250 mq per ogni unità, per residenti con reddito elevato. A sud-ovest vengono localizzate le tipologie 5 e 6 di circa 90 mq, per residenti a reddito medio, mentre nell’area settentrionale sono inserite le tipologie 7 e 8, per lavoratori a basso reddito; quest’ultima categoria di abitazioni è caratterizzata da una superficie minima di circa 40 mq. In generale la densità abitativa dei quartieri è variabile in modo inversamente proporzionale alla condizione di reddito dei rispettivi abitanti. Nonostante le diverse tipologie presentino molteplici variazioni compositive, i principi che Doshi applica alla progettazione di tutte le unità rimangono costanti e rappresentano l’integrazione tra le modalità di costruzione tradizionali indiane e le innovazioni introdotte dal Movimento Moderno. Essi verranno poi approfonditi e ampliati nei progetti successivi ed in particolare nella ECIL Township, realizzata ad Hyderabad pochi anni più tardi (1968-1971).

COMMITTENTE:Gujarat State Fertilizers Corporation Ltd.
LOCALITA’:Vadodara (Baroda), Gujarat
CLIMA: temperatura media 25/27,5° C
VENTI DOMINANTI: direzione nord-est
AREA DELL’INTERVENTO: 56,6 Ha
NUMERO DI ALLOGGI PREVISTI: 1800
NUMERO DI ALLOGGI REALIZZATI: c.a 740
TIPOLOGIE PREVISTE:8
Tipo 1: –
Tipo 2: c.a 245 mq
Tipo 3: c.a 158 mq
Tipo 4: –
Tipo 5: c.a 125 mq
Tipo 6: c.a 76 mq
Tipo 7: c.a 53 mq
Tipo 8: c.a 43 mq
USO DEL SUOLO:
Strade: 8,82 Ha ( 15,50%)
Spazi aperti: 28,92 Ha ( 51.04%)
Residenze: 18,418 Ha ( 32,50%)
Spazi pubblici e semi pubblici: 0,506 Ha ( 0,89%)
DENSITA’ LORDA: 18,89 unità/Ha
DENSITA’ NETTA: 33,50 unità/Ha
QUANTITA’ DI TERRENO PRO –CAPITE:
Strade: 28.59 mq
Spazi aperti: 93,74 mq
Residenze: 59,70 mq
Spazi pubblici e semi pubblici: 1,64 mq

BIBLIOGRAFIA

W.J. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli International, New York, 1988

James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi: rethinking modernism for the developing world, Super Book House (Mumbai), 1988

V. S. Pramar, A Social History of Indian Architecture, Oxford University Press, New Delhi, 2005

B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor

Vastu shilpa foundation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi

RIVISTE

Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26

Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26

Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463 (Luglio-Agosto 2006), p.96-101

Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154

William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31

Gianni Terenzi, “India, così parla il maestro Doshi”, Bravacasa, gennaio 2008, p. 48-54

SITOGRAFIA

http://www.scribd.com/doc/16800060/Urban-Design

studente: Francesca Sasso

Esteso su quasi 100 ettari di terreno conta una densità abitativa elevatissima: 6500 posti per un totale finale di 65000 abitanti ; popolazione composta per un buon 65% da famiglie a bassissimo reddito (EWS). Sono quest’ultime che innalzano a livelli per noi impensabili la densità dell’insediamento,10 persone per ogni 35mq di lotto,in ogni caso nulla a confronto degli slum indiani. E’ principalmente per loro che Doshi progetta Aranya.

L’idea iniziale prende forma attraverso una precisa sequenzialità che parte da un attento studio del contesto dove Indore è perennemente sullo sfondo; immagine di un problema che deve trovare soluzione. Lo studio della densità, dell’uso-suolo e persino della popolazione hanno permesso a Doshi di fornire risposte chiare e mirate in cui la “sfera umana” prende fondamentale importanza; non solo quindi un progetto materialmente funzionale ma anche socialmente qualificato: la parola d’ordine è “SELF-HELP”.

ANNO: 1984 – 1986
COMMITTENTE:Jaipur Development Authority
LOCALITA’:Jaipur – New Town, Rajasthan
CLIMA: tropicale caldo secco con temperatura media 25/27,5° C
VENTI DOMINANTI: direzione nord-ovest
AREA DELL’INTERVENTO: 175,48 Ha
NUMERO DI ABITANTI PREVISTI:26000 nell’area esterna – 74000 nell’area interna – totale 100000
CATEGORIE SOCIALI PREVISTE:5
INDICE DI EDIFICABILITA’: 1,5 floor/area
EDIFICATO: Group housing: 50% – Plotted development: 50%
BIBLIOGRAFIA
William J.R. Curtis, Aranya Low-cost housing, J.R.Curtis. Architettura, “Abitare”, n.463, luglio-agosto 2006, pp.96-101
Laylun Ekran, Aranya Low-cost housing, “Technical Review”, 1995,
Aranya: an Approach to settlement Design, Vastu Shilpa Foundation 1990
Vastu Shilpa Foundation,“Aranyar township,Indore”, ”Mimar”, n.28,giugno 1988, pp.24-29

studente: Cristian Ceccarelli

In seguito alla costruzione di una diga, il fiume Ghataprabha ha causato ingenti danni nello stato del Karnataka, straripando e allagando parte della vecchia città di Bagalkot. Un nuovo centro, New Bagalkot, è stato proposto e progettato per accogliere 100.000 persone, molte delle quali rimaste senza casa. Lo sviluppo degli edifici pensato da Correa è più denso vicino al centro del complesso e diventa sempre più rado spostandosi verso l’esterno. Diverse tipologie di sono pensate per accogliere tutti i nuovi gruppi di abitanti. I settori sono organizzati in un masterplan che ha una base razionale ed una metafisica. Richiama infatti anche la città sacra di Srirangam, costruita in fasce concentriche intorno al tempio, una raffigurazione praticamente perfetta dell’antico e mitico modello della città come cosmo. Questo progetto ha consentito a Correa di provare ad applicare alcuni dei principi già studiati nel progetto per la città di Ulwe, utili per per generare un sistema di strade flessibile. Utilizza alcune analogie con le tradizionali città indiane come la stessa Bagalkot, dove il tessuto urbano si è sviluppato naturalmente. Usando un approccio simile, ritiene che la composizione di ogni singolo settore non dovrebbe essere predeterminato dai progettisti, ma può essere deciso volta per volta, a seconda della richiesta. Anche a livello dello singole abitazioni crea delle tipologie che possono essere utilizzate come modello, ma che possono anche essere modificate molto in fase di costruzione, a seconda delle necessità delle singole famiglie. Ci sono degli elementi di costruzione spontanea che vanno spesso a modificare i modelli tipo, come per esempio sovrastrutture sulle terrazze, scale esterne oppure tettoie temporanee aggettanti sulla strada. Alcuni aspetti delle abitazioni tipiche indiane come le corti interne sono sempre presenti e diventano spesso un aspetto generatore della forma delle case e dei quartieri. L’alternanza tra gli spazi aperti e quelli chiusi diventa uno dei temi principali di studio, soprattutto a causa dell’alta densità delle abitazioni.

Anno: 1985
Luogo: Karnataka
Localizzazione: sud-ovest rispetto alla città vecchia di Bagalkot, Latitudine 16°10’15’’, Longitudine 75°40’20’’
Oggetto: zona di espansione urbanistica per 100000 persone, con sistema viario, lottizzazione e previsione dei servizi pubblici
Superficie  di intervento: 4000 m² circa

Bibliografia

Charles Correa, Charles Correa / with an essay by Kenneth Frampton, Thames and Hudson, 1996,pp 180-185
Klaus-Peter Gast, Modern Traditions Contemporary Arichitecture in India,Birkhauser, 2007, pp 71-73
New bagalkot, etat du Karnataka,Techiniques & architecture, n 376, marzo 1988, pp 96-97

studente: Marianna Tisselli

INTERVENTO: Belapur Housing
ANNO: 1983-1986
LUOGO: Belapur, New Bombay, India.
LOCALIZZAZIONE: Latitudine 19°01’56.47” N,  Longitudine 73°02’4.90” E
ZONA CLIMATICA: Clima tropicale. La temperatura media annuale è di 26,7° C. Le temperature sono moderate dalla vicinanza del mare e non subiscono importanti cambiamenti durante il corso dell’anno. Il mese più freddo è gennaio, con una media di 23,9° C a metà mese. Il monsone influenza sia la temperatura che il clima. La stagione dei monsoni normalmente va dall’inizio di giugno alla fine di settembre. Le precipitazioni raggiungono, nel corso di questi mesi, il 95% del totale annuale. I mesi di ottobre e novembre sono altrettanto caldi, anche se con scarse precipitazioni. Con temperature massime diurne di circa 28° C, i mesi da dicembre a febbraio sono asciutti e leggermente meno caldi rispetto al periodo marzo-maggio, quando le temperature medie massime arrivano fino a 33° C. e aumenta il tasso di umidità.
OGGETTO: quartiere residenziale cinto da strade carrabili e situato in una zona limite tra il tessuto edificato della città a sud e le ampie colline che si aprono a nord. Nella zona centrale è attraversato da un ruscello.
DENSITA’:  abitazioni per 550 famiglie  distribuite su circa sei ettari di terreno.
ORIENTAMENTO: sviluppato prevalentemente lungo l’asse nord-sud.
COMPOSIZIONE ALLOGGI: sono sviluppate 5 diverse tipologie tutte recintate, indipendenti e comprendenti spazi al chiuso (casa vera e propria), spazi coperti (verande) e spazi all’aperto (corte privata o terrazzi).
TECNOLOGIA COSTRUTTIVA: mura perimetrali in mattoni; tetto con struttura in legno rivestito con tegole.
MATERIALI IMPIEGATI: mattoni, intonaco di colorazione bianca, infissi colorati in legno, pavimentazione esterna in blocchi di pietra.

L’intervento si trova a Belapur, uno dei principali nodi di New Bombay, città gemella di Bombay nata da un’idea di Charles Correa ed un gruppo di colleghi nel 1960 come mezzo per ridurre la pressione su una vecchia città fisicamente ristretta nella parte inferiore della penisola tra il porto e l’Oceano Indiano (oggetto di un enorme e crescente afflusso di gente in cerca di lavoro). Invece di espandersi ulteriormente in quella zona, suggerirono di colonizzare il terreno non attrezzato sul lato opposto della grande insenatura naturale del mare e di impostare una via di comunicazione tra la città madre e quella satellite. In questa zona le colline scendono formando una serie di valli caratterizzate da ampie macchie di vegetazione. Il quartiere progettato dall’architetto si trova in una di queste vallate.

Il settore, che occupa circa 6 ettari di terreno, tenta di dimostrare come l’alta densità (550 famiglie e servizi vari) può essere raggiunta anche con una tipologia abitativa bassa. Il suo studio, basato sull’osservazione dei tradizionali insediamenti indiani, ha suggerito che tale intervento dovesse essere sviluppato utilizzando una gerarchia spaziale che, partendo dal mondo privato della singola abitazione e passando attraverso una serie di ambienti comuni,arrivasse al maggiore spazio pubblico, il Maidan. La geometria di Belapur è quindi una interpretazione diretta di questa sintesi.

Il progetto è quindi generato da una gerarchia di spazi. Il primo è la corte privata della singola abitazione utilizzabile come spazio all’aria aperta per diverse attività durante la maggior parte dell’anno. Successivamente sette unità abitative si raggruppano formando una piccola corte comune di circa 8m x 8m. Tre di questi gruppi formano un modulo da ventuno abitazioni che descrive lo spazio collettivo della scala successiva (circa 12m x 12m). Questa gerarchia spaziale continua fino a quando si raggiunge lo spazio di vicinato più grande dove sono localizzati scuole ed altri servizi. Lungo una diagonale attraverso il sito è localizzato il bazar.

BIBLIOGRAFIA:

RIVISTE:

“Open the Box”, Jim Murphy, Progressive Architecture, New York, ottobre, 1982,  pp. 100-104

“Belapur Housing”, Mimar, Singapore, luglio, 1985, pp. 34-40

“Correa Courts”, Peter Davey, Architectural Review, London,  ottobre, 1985, pp. 32-35

“Public Sector Mass Housing”, Babar Mumtaz, Design Ideas, Bombay, aprile, 1993, pp. 5-9

“Cellular housing scheme expansible from court to city”, Architecture, 1986, pp. 84-85.

LIBRI:

A History of Architecture, Sir Banister Fletcher, Butterworth, London, 1987, pp. 494- 495

After the Masters, Iftkram Shaft e Peter Salver, Ahmedabad, 1990, pp. 100 – 103

Architecture of SARC Nations, Razia Grover e S.K. Das, Media Transasia , Delhi, 1991, p. 79

Contemporary Asian Architects, Hasan-Uddin Khan, Taschen, London, 1995, pp. 86 – 87 Architecture After Modernism, Diane Ghirado, Thames & Hudson, London, 1996, pp. 155 – 156

Urbanisation in the third world, Charles Correa, Butterworth Architecture, A Mimar Book, pp. 55-62

studente: Alessandro Zanarini

COMMITTENTE:  H.U.D.C.O (housing e development corporation).
ANNO: 1986.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: progetto non costruito.
LOCALIZZAZIONE: Jodhpur, Rajasthan, India.
ZONA CLIMATICA: arida desertica.
TIPOLOGIA DI INTERVENTO: ampliamento di un quartiere residenziale economico popolare a media densità.
SCALA DELL’INTERVENTO: complesso di 176 abitazioni.
TIPOLOGIE ABITATIVE: due tipologie a corte destinate a classi sociali differenti.
TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: unità abitative con struttura portante,solai e partizioni realizzati in lastre di pietra.
MATERIALI IMPIEGATI: pietra “Sandstone” di produzione locale per le murature e legno per i serramenti.

Le tipologie residenziali previste sono due, che si vanno ad aggiungere ad altrettante (di cui Correa non si occupa). Destinate a due classi sociali distinte, per entrambe disegna uno spazio costruito attorno ad una corte principale, con tutti gli spazi rivolti ad essa e caratterizzate da un assoluta chiusura verso l’esterno; corte che per quanto riguarda la tipologia più semplice funge anche da collegamento principale con l’esterno  assumendo cosi un carattere polivalente. Nella tipologia destinata alle classi più abbienti, l’aumento di metratura non è eccessivo, ma crea una spazialità più complessa, osservando la quale salta agli occhi la presenza di una corte secondaria racchiusa dai muri di cinta. Questa ha una funzione di posteggio auto e ingresso all’abitazione, dando cosi alla corte principale più autonomia e un carattere assolutamente privato. Dal punto di vista compositivo Correa assume come modulo un quadrato di lato 3 metri (che ben si sposa con la pezzatura delle lastre di pietra) sulla base del quale disegna le due abitazioni a un piano ciascuna. Passa poi a creare alcuni tipi di aggregazione base di ogni tipologia, variando il numero di alloggi per ogni lotto. Una volta definito un “abaco” di lotti tipo entra con questi nell’ambito urbano, componendoli in modi diversi per creare una gerarchia di spazi aperti (da quelli più privati a quelli per l’intera comunità) il sistema di strade e gli spazi verdi. Così il quadrato di base scelto probabilmente per esigenze tecnologiche, economiche e climatiche, viene via via aggregato in organismi maggiori arrivando a disegnare tutto il progetto nella sua complessità; dall’abitazione alla scala urbana.



Bibliografia:

  • Hassan-Huddin, Khan. (1987). “Charles Correa architect in India”, Mimar book, Butterworth architecture.
  • Sen Poovaiah, Ajanta. “Charles Correa’s poetry in concrete”
  • Correa, Charles. (1989). “Introduction”,The new Landscape, London Butterworth architecture.
  • Correa, Charles. (1985) “The new Landscape, Architecture in development”, Mimar 17, Concept Media Ltd
  • Correa, Charles. (1983). “Urban housing in the Third World: the role of the architect” , Renata Holod, Darl Rastorfer.
  • Correa, Charles. (1988) “The Architecture of India”, Mimar 27, Concept Media Ltd
  • Frampton, Kenneth. (1987). “The fate of the man and architecture in the east”, Mimar 26, Concept media Ltd.
  • Fraschetti, Valeria. (2009) “Jodhpur annega nel deserto”, La Stampa ,Italia.

studente: Gabriele Poggiali

La prima parte dell’analisi dei progetti dell’architetto Charles Correa è rivolta ad un progetto mai costruito,  sito a Kota, nel centro nord dell’India, all’interno dello stato del Rajasthan. La Cablenagar Township è un progetto nel quale affronta e sviluppa temi che poi utilizzerà per la realizzazione della Parekh House costruita ad Ahmedabad.

Nei disegni della Cablenagar Township troviamo lo studio di tre tipologie pensate per uno sviluppo a schiera. La distribuzione degli ambienti è lineare e si sviluppa in lunghezza con gli ambienti innestati su di una lunga fascia distributiva posta lungo il muro perimetrale dell’edificio che organizza gli spazi, il movimento all’interno dell’abitazione e funge da zona isolante tra le abitazioni in appoggio tra di loro. La divisione degli ambienti non sempre è netta, ma come usa fare Correa per lasciare libertà al fruitore della casa, questi sono spesso solo indicati con variazioni di quota per far percepire il passaggio da un’ ambiente all’altro. La differenza più evidente che troviamo tra la tipologia piccolo-media e quella grande è la possibilità che permette quest’ultima di sviluppare in maniera più esplicita e sicuramente più efficace, quei volumi i quali permetteranno la creazione di moti convettivi nel periodo estivo, garantendo un maggiore raffrescamento e di conseguenza una migliore vivibilità della casa.

PROGETTO: Cablenagar Township.
COMMITTENTE:  Oriental Power Cables Ltd.
ANNO: 1967.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: progetto non costruito.
LOCALIZZAZIONE: Kota, Rajasthan, India.
ZONA CLIMATICA: arida desertica.
TIPOLOGIA DI INTERVENTO: quartiere residenziale economico popolare ad alta densità.
SCALA DELL’INTERVENTO: insediamento di 135 edifici unifamigliari.
TIPOLOGIE ABITATIVE: tre tipologie in linea, disposizione a schiera, destinate a classi sociali differenti.
TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: unita abitative con struttura portante, solai e partizioni realizzati in lastre di pietra.
MATERIALI IMPIEGATI: pietra “Sandstone” di produzione locale.

Se le tipologie sinora analizzate sono una chiara derivazione della Tube House per sezioni parallele di lunga estensione e limitata profondità adatte ad incanalare le correnti d’aria salutari, nella Parekh troviamo un ulteriore sviluppo di questo sistema in tre fasce parallele. La fascia dei servizi (circolazione, cucina e servizi igienici) e le altre due che si sviluppano in sezioni piramidali: una chiamata la sezione estiva (da utilizzare durante il giorno) che occupa la posizione intermedia dell’abitazione ed è protetta da solai omogenei che non lasciano filtrare il sole. Questa sezione va riducendosi verso la copertura andando ad attivare il moto convettivo dell’aria. La seconda, definita la sezione d’inverno (da utilizzare la mattina presto e la sera), è posta sul lato est dell’abitazione, accogliendo così di taglio i venti dominanti e aprendo le terrazze verso il cielo con un pergolato continuo che permette di filtrare il sole ma allo stesso tempo non ne ferma l’irraggiamento e restituisce l’unità volumetrica all’edificio.

PROGETTO: Parekh House.

COMMITTENTE:  Mr & Mrs. Dilip Parekh.
ANNO: 1967.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: dal 1967 al 1968.
LOCALIZZAZIONE: Kota, Rajasthan, India.
ZONA CLIMATICA: semi-arida.
SCALA DELL’INTERVENTO: lotto singolo di circa 895mq ; superficie del lotto costruita di circa 280mq.
TIPOLOGIE ABITATIVE: abitazione unifamiliare.
TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: unità abitativa con struttura portante in cemento armato e muratura ,infissi in legno, dettagli realizzati in lastre di pietra.
MATERIALI IMPIEGATI: mattoni, cemento armato, legno e pietra “Sandstone” di produzione locale.

Riviste

–       H.Smith ‘Report from India: Current work of Correa’, Architectural Record, New York, July, 1980,  pp.88-89
–       ‘Contemporary Asian Architecture’, Process Architecture – 20, Tokyo, November,1980,  pp.94-118

Libri

–        Hassan-Huddin, Khan. (1987). “Charles Correa architect in India”, Mimar book,  Butterworth architecture.
–        Balwant Singh Saini, Angus and Robertson “Building environment”, Sydney, 1973, p.97
–        Sir Banister Fletcher “A History of Architecture”, , 19th Edition, Butterworth, London, 1987, p.1494

Web

–        http://www.charlescorrea.net/
–        http://www.archnet.org/