studente: Elisa Barberini

Il township ECIL, realizzato da Doshi tra il 1969 e il 1971, consiste in una espansione del territorio legato all’Industria elettronica di Hyderabad ( Electronic Corporation of India).

L’insediamento sorge a circa quindici chilometri dal centro della città di Hyderabad,collegato ad essa da una grande via di comunicazione, su un terreno roccioso ed arido con un clima caldo e asciutto, tipico della zona dell’Andhra Pradesh, fattori questi che hanno influenzato in maniera determinante  la pianificazione.

Doshi, infatti,  si è basato sulle carte climatiche di Hyderabad per stabilire le angolazioni del sole e la direzione dei venti così da sfruttarli al meglio mediante aperture e corti.

La pianificazione segue, quindi, un impianto razionale che tiene conto sia delle stringenti richieste del Governo in materia normativa, che del miglior modo di costruire in relazione ad un clima molto caldo ed alla tradizione del luogo.

BIBLIOGRAFIA

– B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor

– James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi, Super Book House (Mumbai), 1988

– Vastu shilpa fondation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi

– William J. R. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli, 1988

RIVISTE

– Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26

Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26

– Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463, p.96-101

Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154

– William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31

studente: Claudia Conti

I progetti per le abitazioni a basso costo riservate ai lavoratori della fabbrica tessile ATIRA e ai ricercatori dei laboratori PRL ad Ahmedabad, risalgono al 1956, si tratta di una delle prime sperimentazioni di case popolari realizzate da Doshi.
La fabbrica ATIRA e le sue abitazioni sono collocate in un’area verde frontale all’Indian Istitute of Management .
Si tratta di un piccolo complesso che rivela numerose analogie con i progetti di Le Corbusier inerenti alcune abitazioni private: Maison Monol, Maidon Sarabhai, Maison Jaoul, Maison de Peon.
Doshi prende a riferimento queste abitazioni, interpreta tali modelli, cerca di sviluppare una nuova tipologia radicata al luogo, alla tradizione e al clima di Ahmedabad.
Le ATIRA e PRL sono abitazioni commissionate da Kasturbhai Lalbhai (rappresentante dell’industria tessile ad Ahmedabad), i dati del progetto erano costituiti dal costo basso  delle abitazioni da garantire anche grazie l’utilizzo di materiali locali e lo sfruttamento della ventilazione naturale.Nell’impianto le strade veicolari rimangono perimetrali, le strade pedonali attraversano il lotto e arrivano ai blocchi delle abitazioni attraverso due spazi pubblici.

COMMITTENTE:  ATIRA: Ahmedabad Textile Industry Research Association; PRL: Physical Research Laboratory.
LOCALITA’:  Ahmedabad, Gujarat
CLIMA:  temperatura media 25/27,5°C
VENTI DOMINANTI: direzione nord-est
AREA DELL’INTERVENTO: 1.6 Ha
NUMERO DI ALLOGGI REALIZZATI: c.a 76 unità
TIPOLOGIE ANALIZZATE: Tipo 1-c.a 65mq
Tipo 2-c.a 73mq
USO DEL SUOLO:
Strade: 0.35 Ha ( 20.94%)
Spazi aperti: 0.91 Ha ( 53.86%)
Residenze: 0.42 Ha ( 25.18%)
DENSITA’ LORDA: 44.97 Units/Ha
DENSITA’ NETTA: 78.57 Units/Ha
QUANTITA’ DI TERRENO PRO –CAPITE:
Strade: 9.3 mq
Spazi aperti: 23.9 mq
Residenze: 11.2 mq

BIBLIOGRAFIA

– B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor
– James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi, Super Book House (Mumbai), 1988
– Vastu shilpa fondation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi
– William J. R. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli, 1988

RIVISTE

– Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26
– Berlett, Warren, The apostle e Ahmedabad he was a fan and follower, Wallpaper (London) v.126, p.119-122
Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26
– Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463, p.96-101
– Le Corbusier, La maison de Péon, Opera completa, Volume 6:1952-1957, p.115
– Le Corbusier, Maison Sarabhai, Opera completa, Volume 6:1952-1957 , p.118-121
– Le Corbusier, Maison Jaoul, Opera completa, Volume 6: 1952-1957, p.118-121
– Le Corbusier, Maison Monol, Opera completa, Volume 1: 1910-1929, p. 30
– Starbird, Pamela, Le Corbusier ad Ahmedabad: Villa Sarabhai, Abitare n. 412 (Dicembre 2001), p.118-125
– Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154
– William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31

studente: Alessandro Zanarini

COMMITTENTE:  H.U.D.C.O (housing e development corporation).
ANNO: 1986.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: progetto non costruito.
LOCALIZZAZIONE: Jodhpur, Rajasthan, India.
ZONA CLIMATICA: arida desertica.
TIPOLOGIA DI INTERVENTO: ampliamento di un quartiere residenziale economico popolare a media densità.
SCALA DELL’INTERVENTO: complesso di 176 abitazioni.
TIPOLOGIE ABITATIVE: due tipologie a corte destinate a classi sociali differenti.
TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: unità abitative con struttura portante,solai e partizioni realizzati in lastre di pietra.
MATERIALI IMPIEGATI: pietra “Sandstone” di produzione locale per le murature e legno per i serramenti.

Le tipologie residenziali previste sono due, che si vanno ad aggiungere ad altrettante (di cui Correa non si occupa). Destinate a due classi sociali distinte, per entrambe disegna uno spazio costruito attorno ad una corte principale, con tutti gli spazi rivolti ad essa e caratterizzate da un assoluta chiusura verso l’esterno; corte che per quanto riguarda la tipologia più semplice funge anche da collegamento principale con l’esterno  assumendo cosi un carattere polivalente. Nella tipologia destinata alle classi più abbienti, l’aumento di metratura non è eccessivo, ma crea una spazialità più complessa, osservando la quale salta agli occhi la presenza di una corte secondaria racchiusa dai muri di cinta. Questa ha una funzione di posteggio auto e ingresso all’abitazione, dando cosi alla corte principale più autonomia e un carattere assolutamente privato. Dal punto di vista compositivo Correa assume come modulo un quadrato di lato 3 metri (che ben si sposa con la pezzatura delle lastre di pietra) sulla base del quale disegna le due abitazioni a un piano ciascuna. Passa poi a creare alcuni tipi di aggregazione base di ogni tipologia, variando il numero di alloggi per ogni lotto. Una volta definito un “abaco” di lotti tipo entra con questi nell’ambito urbano, componendoli in modi diversi per creare una gerarchia di spazi aperti (da quelli più privati a quelli per l’intera comunità) il sistema di strade e gli spazi verdi. Così il quadrato di base scelto probabilmente per esigenze tecnologiche, economiche e climatiche, viene via via aggregato in organismi maggiori arrivando a disegnare tutto il progetto nella sua complessità; dall’abitazione alla scala urbana.



Bibliografia:

  • Hassan-Huddin, Khan. (1987). “Charles Correa architect in India”, Mimar book, Butterworth architecture.
  • Sen Poovaiah, Ajanta. “Charles Correa’s poetry in concrete”
  • Correa, Charles. (1989). “Introduction”,The new Landscape, London Butterworth architecture.
  • Correa, Charles. (1985) “The new Landscape, Architecture in development”, Mimar 17, Concept Media Ltd
  • Correa, Charles. (1983). “Urban housing in the Third World: the role of the architect” , Renata Holod, Darl Rastorfer.
  • Correa, Charles. (1988) “The Architecture of India”, Mimar 27, Concept Media Ltd
  • Frampton, Kenneth. (1987). “The fate of the man and architecture in the east”, Mimar 26, Concept media Ltd.
  • Fraschetti, Valeria. (2009) “Jodhpur annega nel deserto”, La Stampa ,Italia.

studente: Hakki Can Özkan

Correa’s penchant for sectional displacement accompanied where appropriate by changes in the floor surface, is at its most elaborate in the 28-story, Kanchanjunga apartments completed in Bombay. Here Correa pushed his capacity for ingenious cellular planning to the limit, as is evident from the interlock of the one and a half story, split-level, 3 and 4 bedroom units with the two and half  story 5 and 6 bedroom units. Smaller displacements of level were critical in this work in that they differentiated between the external earth filled terraces and the internal elevated living volumes. These subtle shifts enabled Correa to effectively shield these high rise units from the effect of the both the sun and monsoon rains. This was largely achieved by providing the tower with relatively deep, garden verandahs, suspended in the air. Clearly such an arrangement had its precedent in the cross-over units of Le Corbusier’s Unit habitation built at Marseilles in 1952, although here in Bombay the sectional provision was achieved without resorting to the extreme of differentiating between up and down-going units. Whole structure is made of reinforced concrete. The building is a 32-storeyed reinforced concrete structure with 6.3m cantilevered open terraces. The central core houses lifts and other services also provides the main structural element for resisting lateral loads. The central core was constructed ahead of the main structure by slip method of construction. This technique was used for the first time in India for a multi-storeyed building. With its concrete construction and large areas of white panels, bears a strong resemblance to modern apartment buildings in the West. However, the garden terraces of Kanchanjunga Apartments are actually a modern interpretation of a feature of the traditional Indian bungalow: the verandah.  In a bungalow, the verandah wraps the main living area.

Bibliography

journals

1974 ‘Apartments’, Architecture Plus, New York – March, p. 26
1980 ‘Report from India: Current work of Correa’, by H. Smith, Architectural Record, New York – July, pp. 88-89
1980 ‘Contemporary Asian Architecture’, Process Architecture – 20, Tokyo – November, pp. 94-118
1982 ‘Open the Box’, by Jim Murphy, Progressive Architecture, New York – October, pp. 100-104
1983 ‘Kanchanjunga Apartments’, Architect, Melbourne – December, pp. 12-13
1985 ‘Charles Correa: Inspirations Indiennes’, Techniques & Architecture, Paris – August, pp. 106-117
1985 ‘Edificio residenziale a torre a Bombay’, by C. M. Pierdominici, Cemento, Rome – Oct., pp. 642-651
1991 ‘Espacos para a India’, by C. Dibar/ D. Armando, Arqitectura Urbanisma, Buenos Aires, Dec., pp. 44-51
1999 ‘Cultural Motifs- Charles Correa’ by Amy Liu, ‘Space’, Hong Kong, November, pgs 104-105 & 109-117

Books
1990 After the Masters, by Vikram Bhatt & Peter Scriver, Mapin, Ahmedabad, pp. 64 – 67
1999 Outside Architecture, by Susan Zevon, Rockport Publishers, Massachusetts, pp. 27 – 29
2000 World Architecture, A Critical Mosaic 1900-2000, Vol. 8, South Asia, Ed. Rahul Mehrotra,
Pub. China Architecture and Building Press and SpringerWienNewYork, pp. 172 – 175
2000 Asian Architects 2, Edited by Tan Kok Meng, Select Publishing Pte Ltd, Singapore, pp. 110 – 111
2002 Sky High Living, Contemporary High Rise Apartment and Mixed Use