studente: Cristian Ceccarelli

In seguito alla costruzione di una diga, il fiume Ghataprabha ha causato ingenti danni nello stato del Karnataka, straripando e allagando parte della vecchia città di Bagalkot. Un nuovo centro, New Bagalkot, è stato proposto e progettato per accogliere 100.000 persone, molte delle quali rimaste senza casa. Lo sviluppo degli edifici pensato da Correa è più denso vicino al centro del complesso e diventa sempre più rado spostandosi verso l’esterno. Diverse tipologie di sono pensate per accogliere tutti i nuovi gruppi di abitanti. I settori sono organizzati in un masterplan che ha una base razionale ed una metafisica. Richiama infatti anche la città sacra di Srirangam, costruita in fasce concentriche intorno al tempio, una raffigurazione praticamente perfetta dell’antico e mitico modello della città come cosmo. Questo progetto ha consentito a Correa di provare ad applicare alcuni dei principi già studiati nel progetto per la città di Ulwe, utili per per generare un sistema di strade flessibile. Utilizza alcune analogie con le tradizionali città indiane come la stessa Bagalkot, dove il tessuto urbano si è sviluppato naturalmente. Usando un approccio simile, ritiene che la composizione di ogni singolo settore non dovrebbe essere predeterminato dai progettisti, ma può essere deciso volta per volta, a seconda della richiesta. Anche a livello dello singole abitazioni crea delle tipologie che possono essere utilizzate come modello, ma che possono anche essere modificate molto in fase di costruzione, a seconda delle necessità delle singole famiglie. Ci sono degli elementi di costruzione spontanea che vanno spesso a modificare i modelli tipo, come per esempio sovrastrutture sulle terrazze, scale esterne oppure tettoie temporanee aggettanti sulla strada. Alcuni aspetti delle abitazioni tipiche indiane come le corti interne sono sempre presenti e diventano spesso un aspetto generatore della forma delle case e dei quartieri. L’alternanza tra gli spazi aperti e quelli chiusi diventa uno dei temi principali di studio, soprattutto a causa dell’alta densità delle abitazioni.

Anno: 1985
Luogo: Karnataka
Localizzazione: sud-ovest rispetto alla città vecchia di Bagalkot, Latitudine 16°10’15’’, Longitudine 75°40’20’’
Oggetto: zona di espansione urbanistica per 100000 persone, con sistema viario, lottizzazione e previsione dei servizi pubblici
Superficie  di intervento: 4000 m² circa

Bibliografia

Charles Correa, Charles Correa / with an essay by Kenneth Frampton, Thames and Hudson, 1996,pp 180-185
Klaus-Peter Gast, Modern Traditions Contemporary Arichitecture in India,Birkhauser, 2007, pp 71-73
New bagalkot, etat du Karnataka,Techiniques & architecture, n 376, marzo 1988, pp 96-97

studente: Marianna Tisselli

INTERVENTO: Belapur Housing
ANNO: 1983-1986
LUOGO: Belapur, New Bombay, India.
LOCALIZZAZIONE: Latitudine 19°01’56.47” N,  Longitudine 73°02’4.90” E
ZONA CLIMATICA: Clima tropicale. La temperatura media annuale è di 26,7° C. Le temperature sono moderate dalla vicinanza del mare e non subiscono importanti cambiamenti durante il corso dell’anno. Il mese più freddo è gennaio, con una media di 23,9° C a metà mese. Il monsone influenza sia la temperatura che il clima. La stagione dei monsoni normalmente va dall’inizio di giugno alla fine di settembre. Le precipitazioni raggiungono, nel corso di questi mesi, il 95% del totale annuale. I mesi di ottobre e novembre sono altrettanto caldi, anche se con scarse precipitazioni. Con temperature massime diurne di circa 28° C, i mesi da dicembre a febbraio sono asciutti e leggermente meno caldi rispetto al periodo marzo-maggio, quando le temperature medie massime arrivano fino a 33° C. e aumenta il tasso di umidità.
OGGETTO: quartiere residenziale cinto da strade carrabili e situato in una zona limite tra il tessuto edificato della città a sud e le ampie colline che si aprono a nord. Nella zona centrale è attraversato da un ruscello.
DENSITA’:  abitazioni per 550 famiglie  distribuite su circa sei ettari di terreno.
ORIENTAMENTO: sviluppato prevalentemente lungo l’asse nord-sud.
COMPOSIZIONE ALLOGGI: sono sviluppate 5 diverse tipologie tutte recintate, indipendenti e comprendenti spazi al chiuso (casa vera e propria), spazi coperti (verande) e spazi all’aperto (corte privata o terrazzi).
TECNOLOGIA COSTRUTTIVA: mura perimetrali in mattoni; tetto con struttura in legno rivestito con tegole.
MATERIALI IMPIEGATI: mattoni, intonaco di colorazione bianca, infissi colorati in legno, pavimentazione esterna in blocchi di pietra.

L’intervento si trova a Belapur, uno dei principali nodi di New Bombay, città gemella di Bombay nata da un’idea di Charles Correa ed un gruppo di colleghi nel 1960 come mezzo per ridurre la pressione su una vecchia città fisicamente ristretta nella parte inferiore della penisola tra il porto e l’Oceano Indiano (oggetto di un enorme e crescente afflusso di gente in cerca di lavoro). Invece di espandersi ulteriormente in quella zona, suggerirono di colonizzare il terreno non attrezzato sul lato opposto della grande insenatura naturale del mare e di impostare una via di comunicazione tra la città madre e quella satellite. In questa zona le colline scendono formando una serie di valli caratterizzate da ampie macchie di vegetazione. Il quartiere progettato dall’architetto si trova in una di queste vallate.

Il settore, che occupa circa 6 ettari di terreno, tenta di dimostrare come l’alta densità (550 famiglie e servizi vari) può essere raggiunta anche con una tipologia abitativa bassa. Il suo studio, basato sull’osservazione dei tradizionali insediamenti indiani, ha suggerito che tale intervento dovesse essere sviluppato utilizzando una gerarchia spaziale che, partendo dal mondo privato della singola abitazione e passando attraverso una serie di ambienti comuni,arrivasse al maggiore spazio pubblico, il Maidan. La geometria di Belapur è quindi una interpretazione diretta di questa sintesi.

Il progetto è quindi generato da una gerarchia di spazi. Il primo è la corte privata della singola abitazione utilizzabile come spazio all’aria aperta per diverse attività durante la maggior parte dell’anno. Successivamente sette unità abitative si raggruppano formando una piccola corte comune di circa 8m x 8m. Tre di questi gruppi formano un modulo da ventuno abitazioni che descrive lo spazio collettivo della scala successiva (circa 12m x 12m). Questa gerarchia spaziale continua fino a quando si raggiunge lo spazio di vicinato più grande dove sono localizzati scuole ed altri servizi. Lungo una diagonale attraverso il sito è localizzato il bazar.

BIBLIOGRAFIA:

RIVISTE:

“Open the Box”, Jim Murphy, Progressive Architecture, New York, ottobre, 1982,  pp. 100-104

“Belapur Housing”, Mimar, Singapore, luglio, 1985, pp. 34-40

“Correa Courts”, Peter Davey, Architectural Review, London,  ottobre, 1985, pp. 32-35

“Public Sector Mass Housing”, Babar Mumtaz, Design Ideas, Bombay, aprile, 1993, pp. 5-9

“Cellular housing scheme expansible from court to city”, Architecture, 1986, pp. 84-85.

LIBRI:

A History of Architecture, Sir Banister Fletcher, Butterworth, London, 1987, pp. 494- 495

After the Masters, Iftkram Shaft e Peter Salver, Ahmedabad, 1990, pp. 100 – 103

Architecture of SARC Nations, Razia Grover e S.K. Das, Media Transasia , Delhi, 1991, p. 79

Contemporary Asian Architects, Hasan-Uddin Khan, Taschen, London, 1995, pp. 86 – 87 Architecture After Modernism, Diane Ghirado, Thames & Hudson, London, 1996, pp. 155 – 156

Urbanisation in the third world, Charles Correa, Butterworth Architecture, A Mimar Book, pp. 55-62

studente: Alessandro Zanarini

COMMITTENTE:  H.U.D.C.O (housing e development corporation).
ANNO: 1986.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: progetto non costruito.
LOCALIZZAZIONE: Jodhpur, Rajasthan, India.
ZONA CLIMATICA: arida desertica.
TIPOLOGIA DI INTERVENTO: ampliamento di un quartiere residenziale economico popolare a media densità.
SCALA DELL’INTERVENTO: complesso di 176 abitazioni.
TIPOLOGIE ABITATIVE: due tipologie a corte destinate a classi sociali differenti.
TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: unità abitative con struttura portante,solai e partizioni realizzati in lastre di pietra.
MATERIALI IMPIEGATI: pietra “Sandstone” di produzione locale per le murature e legno per i serramenti.

Le tipologie residenziali previste sono due, che si vanno ad aggiungere ad altrettante (di cui Correa non si occupa). Destinate a due classi sociali distinte, per entrambe disegna uno spazio costruito attorno ad una corte principale, con tutti gli spazi rivolti ad essa e caratterizzate da un assoluta chiusura verso l’esterno; corte che per quanto riguarda la tipologia più semplice funge anche da collegamento principale con l’esterno  assumendo cosi un carattere polivalente. Nella tipologia destinata alle classi più abbienti, l’aumento di metratura non è eccessivo, ma crea una spazialità più complessa, osservando la quale salta agli occhi la presenza di una corte secondaria racchiusa dai muri di cinta. Questa ha una funzione di posteggio auto e ingresso all’abitazione, dando cosi alla corte principale più autonomia e un carattere assolutamente privato. Dal punto di vista compositivo Correa assume come modulo un quadrato di lato 3 metri (che ben si sposa con la pezzatura delle lastre di pietra) sulla base del quale disegna le due abitazioni a un piano ciascuna. Passa poi a creare alcuni tipi di aggregazione base di ogni tipologia, variando il numero di alloggi per ogni lotto. Una volta definito un “abaco” di lotti tipo entra con questi nell’ambito urbano, componendoli in modi diversi per creare una gerarchia di spazi aperti (da quelli più privati a quelli per l’intera comunità) il sistema di strade e gli spazi verdi. Così il quadrato di base scelto probabilmente per esigenze tecnologiche, economiche e climatiche, viene via via aggregato in organismi maggiori arrivando a disegnare tutto il progetto nella sua complessità; dall’abitazione alla scala urbana.



Bibliografia:

  • Hassan-Huddin, Khan. (1987). “Charles Correa architect in India”, Mimar book, Butterworth architecture.
  • Sen Poovaiah, Ajanta. “Charles Correa’s poetry in concrete”
  • Correa, Charles. (1989). “Introduction”,The new Landscape, London Butterworth architecture.
  • Correa, Charles. (1985) “The new Landscape, Architecture in development”, Mimar 17, Concept Media Ltd
  • Correa, Charles. (1983). “Urban housing in the Third World: the role of the architect” , Renata Holod, Darl Rastorfer.
  • Correa, Charles. (1988) “The Architecture of India”, Mimar 27, Concept Media Ltd
  • Frampton, Kenneth. (1987). “The fate of the man and architecture in the east”, Mimar 26, Concept media Ltd.
  • Fraschetti, Valeria. (2009) “Jodhpur annega nel deserto”, La Stampa ,Italia.

studente: Gabriele Poggiali

La prima parte dell’analisi dei progetti dell’architetto Charles Correa è rivolta ad un progetto mai costruito,  sito a Kota, nel centro nord dell’India, all’interno dello stato del Rajasthan. La Cablenagar Township è un progetto nel quale affronta e sviluppa temi che poi utilizzerà per la realizzazione della Parekh House costruita ad Ahmedabad.

Nei disegni della Cablenagar Township troviamo lo studio di tre tipologie pensate per uno sviluppo a schiera. La distribuzione degli ambienti è lineare e si sviluppa in lunghezza con gli ambienti innestati su di una lunga fascia distributiva posta lungo il muro perimetrale dell’edificio che organizza gli spazi, il movimento all’interno dell’abitazione e funge da zona isolante tra le abitazioni in appoggio tra di loro. La divisione degli ambienti non sempre è netta, ma come usa fare Correa per lasciare libertà al fruitore della casa, questi sono spesso solo indicati con variazioni di quota per far percepire il passaggio da un’ ambiente all’altro. La differenza più evidente che troviamo tra la tipologia piccolo-media e quella grande è la possibilità che permette quest’ultima di sviluppare in maniera più esplicita e sicuramente più efficace, quei volumi i quali permetteranno la creazione di moti convettivi nel periodo estivo, garantendo un maggiore raffrescamento e di conseguenza una migliore vivibilità della casa.

PROGETTO: Cablenagar Township.
COMMITTENTE:  Oriental Power Cables Ltd.
ANNO: 1967.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: progetto non costruito.
LOCALIZZAZIONE: Kota, Rajasthan, India.
ZONA CLIMATICA: arida desertica.
TIPOLOGIA DI INTERVENTO: quartiere residenziale economico popolare ad alta densità.
SCALA DELL’INTERVENTO: insediamento di 135 edifici unifamigliari.
TIPOLOGIE ABITATIVE: tre tipologie in linea, disposizione a schiera, destinate a classi sociali differenti.
TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: unita abitative con struttura portante, solai e partizioni realizzati in lastre di pietra.
MATERIALI IMPIEGATI: pietra “Sandstone” di produzione locale.

Se le tipologie sinora analizzate sono una chiara derivazione della Tube House per sezioni parallele di lunga estensione e limitata profondità adatte ad incanalare le correnti d’aria salutari, nella Parekh troviamo un ulteriore sviluppo di questo sistema in tre fasce parallele. La fascia dei servizi (circolazione, cucina e servizi igienici) e le altre due che si sviluppano in sezioni piramidali: una chiamata la sezione estiva (da utilizzare durante il giorno) che occupa la posizione intermedia dell’abitazione ed è protetta da solai omogenei che non lasciano filtrare il sole. Questa sezione va riducendosi verso la copertura andando ad attivare il moto convettivo dell’aria. La seconda, definita la sezione d’inverno (da utilizzare la mattina presto e la sera), è posta sul lato est dell’abitazione, accogliendo così di taglio i venti dominanti e aprendo le terrazze verso il cielo con un pergolato continuo che permette di filtrare il sole ma allo stesso tempo non ne ferma l’irraggiamento e restituisce l’unità volumetrica all’edificio.

PROGETTO: Parekh House.

COMMITTENTE:  Mr & Mrs. Dilip Parekh.
ANNO: 1967.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: dal 1967 al 1968.
LOCALIZZAZIONE: Kota, Rajasthan, India.
ZONA CLIMATICA: semi-arida.
SCALA DELL’INTERVENTO: lotto singolo di circa 895mq ; superficie del lotto costruita di circa 280mq.
TIPOLOGIE ABITATIVE: abitazione unifamiliare.
TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: unità abitativa con struttura portante in cemento armato e muratura ,infissi in legno, dettagli realizzati in lastre di pietra.
MATERIALI IMPIEGATI: mattoni, cemento armato, legno e pietra “Sandstone” di produzione locale.

Riviste

–       H.Smith ‘Report from India: Current work of Correa’, Architectural Record, New York, July, 1980,  pp.88-89
–       ‘Contemporary Asian Architecture’, Process Architecture – 20, Tokyo, November,1980,  pp.94-118

Libri

–        Hassan-Huddin, Khan. (1987). “Charles Correa architect in India”, Mimar book,  Butterworth architecture.
–        Balwant Singh Saini, Angus and Robertson “Building environment”, Sydney, 1973, p.97
–        Sir Banister Fletcher “A History of Architecture”, , 19th Edition, Butterworth, London, 1987, p.1494

Web

–        http://www.charlescorrea.net/
–        http://www.archnet.org/

studente: Hakki Can Özkan

Correa’s penchant for sectional displacement accompanied where appropriate by changes in the floor surface, is at its most elaborate in the 28-story, Kanchanjunga apartments completed in Bombay. Here Correa pushed his capacity for ingenious cellular planning to the limit, as is evident from the interlock of the one and a half story, split-level, 3 and 4 bedroom units with the two and half  story 5 and 6 bedroom units. Smaller displacements of level were critical in this work in that they differentiated between the external earth filled terraces and the internal elevated living volumes. These subtle shifts enabled Correa to effectively shield these high rise units from the effect of the both the sun and monsoon rains. This was largely achieved by providing the tower with relatively deep, garden verandahs, suspended in the air. Clearly such an arrangement had its precedent in the cross-over units of Le Corbusier’s Unit habitation built at Marseilles in 1952, although here in Bombay the sectional provision was achieved without resorting to the extreme of differentiating between up and down-going units. Whole structure is made of reinforced concrete. The building is a 32-storeyed reinforced concrete structure with 6.3m cantilevered open terraces. The central core houses lifts and other services also provides the main structural element for resisting lateral loads. The central core was constructed ahead of the main structure by slip method of construction. This technique was used for the first time in India for a multi-storeyed building. With its concrete construction and large areas of white panels, bears a strong resemblance to modern apartment buildings in the West. However, the garden terraces of Kanchanjunga Apartments are actually a modern interpretation of a feature of the traditional Indian bungalow: the verandah.  In a bungalow, the verandah wraps the main living area.

Bibliography

journals

1974 ‘Apartments’, Architecture Plus, New York – March, p. 26
1980 ‘Report from India: Current work of Correa’, by H. Smith, Architectural Record, New York – July, pp. 88-89
1980 ‘Contemporary Asian Architecture’, Process Architecture – 20, Tokyo – November, pp. 94-118
1982 ‘Open the Box’, by Jim Murphy, Progressive Architecture, New York – October, pp. 100-104
1983 ‘Kanchanjunga Apartments’, Architect, Melbourne – December, pp. 12-13
1985 ‘Charles Correa: Inspirations Indiennes’, Techniques & Architecture, Paris – August, pp. 106-117
1985 ‘Edificio residenziale a torre a Bombay’, by C. M. Pierdominici, Cemento, Rome – Oct., pp. 642-651
1991 ‘Espacos para a India’, by C. Dibar/ D. Armando, Arqitectura Urbanisma, Buenos Aires, Dec., pp. 44-51
1999 ‘Cultural Motifs- Charles Correa’ by Amy Liu, ‘Space’, Hong Kong, November, pgs 104-105 & 109-117

Books
1990 After the Masters, by Vikram Bhatt & Peter Scriver, Mapin, Ahmedabad, pp. 64 – 67
1999 Outside Architecture, by Susan Zevon, Rockport Publishers, Massachusetts, pp. 27 – 29
2000 World Architecture, A Critical Mosaic 1900-2000, Vol. 8, South Asia, Ed. Rahul Mehrotra,
Pub. China Architecture and Building Press and SpringerWienNewYork, pp. 172 – 175
2000 Asian Architects 2, Edited by Tan Kok Meng, Select Publishing Pte Ltd, Singapore, pp. 110 – 111
2002 Sky High Living, Contemporary High Rise Apartment and Mixed Use

studente: Mirko Silenzi

Il progetto in analisi nasce in occasione di un bando di concorso indetto nel 1966 dal governo peruviano per un intervento di housing sociale nel quartiere di Previ a Lima. Il concorso promosso dal governo nasceva come progetto pilota per risolvere i problemi abitativi della vasta periferia della metropoli sudamericana. Charles Correa presenta un progetto composto da lunghe spine costruite orientate in direzione S-W e ottenute accostando 2 tipologie di abitazioni indipendenti. Al centro dell’area è prevista una spina di servizi disposta perpendicolarmente alle abitazioni e che ne interrompe i fronti per evitare l’eccessiva monotonia. Per quanto riguarda i percorsi divide le strade d’ingresso carrabili dalle aree pedonali, ogni abitazione ha il doppio accesso da entrambe le parti e, nella distribuzione interna delle stanze, viene considerata come parte riservata ad accogliere gli ospiti quella affacciata sull’area pedonale anche per sottolineare il senso comunitario del progetto. La peculiarità del primo progetto è l’dea di sfruttare i venti provenienti dall’oceano in direzione S-W per il raffrescamento delle abitazioni. Le strade sono orientate in direzione dei venti permettendo di essere attraversate per tutta la lunghezza, inoltre al di sopra delle corti interne è stato previsto un elemento per convogliare il vento verso il basso creando un ricircolo d’aria e quindi un raffrescamento naturale.

studente: Federica Briccolani


Il Tara Group Housing è un progetto destinato ad una utenza di ceto medio nel  sobborgo Nehru Centre a Delhi, completato nel 1978 e commissionato dalla Tara Co-operating Society; si tratta di una costruzione low rise high-density, con più di 160 unità abitative e 525 persone per ettaro. Il Tara presenta un carattere introverso, la cui vita si svolge soprattutto nello spazio centrale e lascia ai giardini esterni il compito di proteggere l’intervento dal traffico, in particolar modo sul lato a sud – est. Gli edifici sono costruiti in cemento armato e tamponamenti in mattoni; questi stessi materiali che compongono i prospetti rivelano quindi la struttura e operano come elementi unificatori. Ogni unità ha uno spazio all’aperto di uso esclusivo che ha superficie di 10 mq; questo spazio può essere sia giardino per le abitazioni a piano terra, sia terrazza per le unità al livello superiore.

Architetto: C.M. Correa. Desing team: C.J. Athaide, N.R. Mazmundar. Architetti associati, Jasbir Sawhney.
Cliente: Tara Housing Society.
Anno: 1975 – 1978
Sito: 3,7 acri vicino Nehru Centre, Delhi.
Programma: centro abitativo per middle-class, 160 unità di 2 e 3 camere da letto.

Sistema strutturale: cemento armato, pareti in mattoni.

Materiali predominanti: cemento, mattone.
Consulenti: Mahendra Raj, strutture; Kanward Kristen, sistemi elettrici, S.G. Deolalika, servizi igenico-sanitari; Ravindra Bahn, paesaggio.
Costo: 1,48 milioni di $.

BIBLIOGRAFIA

Libri:

  • “Charles Correa”, Charles Correa with an essay by Kenneth Frampton. – London : Thames and Hudson, 1996.
  • “Charles Correa : architect in India”, Hasan-Uddin Khan with essay by Sherban Cantacuzino and Charles Correa, a Mimar book, Singapore, 1989.

Riviste:

  • “Report from India: Current work of Correa” by H. Smith
    Architectural Record, New York, v. 168 n. 1 (lug. 1980) p. 88-99
  • “Open the Box” by Jim Murphy
    Progressive Architecture, New York – vol.63 n. 10 (Ott), pp. 100-104
  • “Charles Correa: Inspirations Indiennes”
    Techniques & Architecture, Paris, n. 361 (aug. – sett. 1985), pp. 106-117;

    studente: Michael Nori

    Nel 1984 l’Associated Cement Company, il primo fornitore indiano di cemento e calcestruzzo, commissiona a Charles Correa due progetti, in due lotti distinti, da incorporare a un quartiere esistente (ACC colony), per i propri operai vicino all’industria stessa.
    Le nuove unità progettate dall’architetto indiano sono posizionate lungo il perimetro dei siti, lasciando all’interno ampi cortili e spazi aperti comuni.
    In entrambi i casi c’è una progressione dall’esterno all’interno del sito: dall’accesso pubblico allo spazio interno privato della casa stessa, a un semiprivato patio o giardino, al largo spazio centrale comune, facendo si che il rapporto superficie edificata/aree verdi sia quasi di uno a uno.

    LUOGO: Wadi, distretto di Gulbarga, a Nord dello stato del Karnataka (India)

    LOCALIZZAZIONE: quartiere ACC (a nord-ovest, viciono alla fabbrica di cemento dell’ACC), Latitudine 17° 4′ 0″ Nord, Longitudine 76° 59′ -1″ Est

    ZONA CLIMATICA: clima asciutto e salubre, caratterizzato dalla stagione del monsoni nei mesi estivi e temperature con una media annua dai 26° ai 30; la media delle precipitazioni è di 750 mm annui

    OGGETTO: due interventi posizionati lungo il perimetro di due lotti diversi; la prima tipologia conta 368 appartamenti, la seconda 48 case a corte

    DENSITA’:

    Superficie  di intervento 46.053 ~ 4,61 ha, 10.182 ~ 1,02 ha
    Superficie  edificata 17.664 m² ~ 1,77 ha, 2.860 m² ~ 0,29 ha
    Aree verdi  12.268 m² ~ 1,26 ha, 2.475 m² ~ 0,25 ha

    ORIENTAMENTO: l’accesso principale alle due aree è situato rispettivamente a Nord-Ovest e Sud-Ovest, ma le singole unità cambiano orientamento assumendo diverse direzioni nella composizione generale

    COMPOSIZIONE ALLOGGI: sono presenti 2 tipologie di appartamenti nel complesso “B”, e una tipologia di case a schiera nel complesso ”J”

    Gli appartamenti sono composti da:

    – soggiorno,
    – spazi di servizio e cucina
    – camera da letto
    – giardino o terrazzi ai piani superiori

    Le case a schiera sono composte da:

    – soggiorno,
    – spazi di servizio e cucina
    – camera da letto
    – corti e giardino
    -ulteriore camera da letto al primo piano e un terrazzo “barsati”

    MATERIALI E TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: struttura portante in cemento armato

    BIBLIOGRAFIA:

    -J. MURPHY, Open the box: international housing, India, in Progressive Architecture vol. 63 no. 10 (Oct. 1982) pp. 100-104
    -C. CORREA, The new landscape, in Mimar no. 17 (July-Sept. 1985) pp. 34-40
    -P. DAVEY, Correa courts: Housing, Bombay, India, in The Architectural Review vol. 178 no. 1064 (Oct. 1985) pp. 32-35
    -Cellular housing scheme expansible from court to city, in Architecture vol. 75 no. 9 (Sept. 1986) pp. 84-85
    -HASAN-UDDIN KHAN, Charles Correa, architect in India, Butterworth Architecture, 1987
    -Charles Correa, in Techniques et architecture no. 388 (Mar. 1990) p. 12
    -C. CORREA,  Il pubblico, il privato e il sacro, in Spazio e societa v. 15 no. 60 (Oct.-Dec. 1992) pp. 100-113
    -G. BHATIA, Charles Correa, in A + U vol. 94 no. 1(280) (Jan. 1994) p. 77
    -KENNETH FRAMPTON, Charles Correa, Thames and Hudson, Londra 1996
    -M. V.CAPITANUCCI, Charles Correa, in Abitare no. 463 (July-Aug. 2006) pp. 102-107