studente: Giorgia Maltoni
Il progetto prevede la realizzazione di 1800 unità residenziali, con l’obiettivo di rompere la monotonia dei nuovi progetti residenziali indiani e riflettere i modelli socio-culturali, climatici ed estetici della comunità, a dispetto della condizione economica degli abitanti. L’intero complesso è disegnato a partire dalla geometria diagonale utilizzata da Louis Kahn nei suoi progetti degli anni precedenti. Essa, infatti, definisce la posizione dei percorsi pedonali, che convergono verso l’ampio spazio centrale caratterizzato da edifici di carattere pubblico, quali scuole, banche, ufficio postale, locali commerciali e dalla torre d’acqua, che funge da punto di riferimento per tutta la comunità. La città è delimitata da una strada carrabile ad anello che garantisce un equo accesso a tutte le abitazioni, pur permettendo lo spostamento del traffico veicolare all’esterno dell’area residenziale.
Per quanto riguarda le unità abitative, Doshi prevede la realizzazione di otto differenti tipologie, organizzate in tre macro-quartieri in base alla diversa condizione economica. A sud-est si trovano le tipologie 1-2-3 e 4, di circa 250 mq per ogni unità, per residenti con reddito elevato. A sud-ovest vengono localizzate le tipologie 5 e 6 di circa 90 mq, per residenti a reddito medio, mentre nell’area settentrionale sono inserite le tipologie 7 e 8, per lavoratori a basso reddito; quest’ultima categoria di abitazioni è caratterizzata da una superficie minima di circa 40 mq. In generale la densità abitativa dei quartieri è variabile in modo inversamente proporzionale alla condizione di reddito dei rispettivi abitanti. Nonostante le diverse tipologie presentino molteplici variazioni compositive, i principi che Doshi applica alla progettazione di tutte le unità rimangono costanti e rappresentano l’integrazione tra le modalità di costruzione tradizionali indiane e le innovazioni introdotte dal Movimento Moderno. Essi verranno poi approfonditi e ampliati nei progetti successivi ed in particolare nella ECIL Township, realizzata ad Hyderabad pochi anni più tardi (1968-1971).
BIBLIOGRAFIA
• W.J. Curtis, Balkrishna Doshi an architecture for India, Rizzoli International, New York, 1988
• James Steele, The complete architecture of Balkrishna Doshi: rethinking modernism for the developing world, Super Book House (Mumbai), 1988
• V. S. Pramar, A Social History of Indian Architecture, Oxford University Press, New Delhi, 2005
• B.V. Doshi, Spazio e Società n.38, Guest Editor
• Vastu shilpa foundation, “Living environments” housing designs by Balkrishna Doshi
RIVISTE
• Balkrishna Doshi, A+U n. 368, p.10-26
• Erwin J.S. Viray, Interview with Balkrishna Doshi “A flow in India”, A+U n. 445, p.16-26
• Fulvio Irace, Intervista allo storico dell’architettura William J. R. Curtis, Abitare n.463 (Luglio-Agosto 2006), p.96-101
• Vastu shilpa works, Architectural design, Volume 30 (Aprile 1960), p.153-154
• William J. R. Curtis, Towards an Authentic Regionalism, MIMAR n.19 (Gennaio-Marzo 1986), p.24-31
• Gianni Terenzi, “India, così parla il maestro Doshi”, Bravacasa, gennaio 2008, p. 48-54
SITOGRAFIA