studente: Marianna Tisselli

INTERVENTO: Belapur Housing
ANNO: 1983-1986
LUOGO: Belapur, New Bombay, India.
LOCALIZZAZIONE: Latitudine 19°01’56.47” N,  Longitudine 73°02’4.90” E
ZONA CLIMATICA: Clima tropicale. La temperatura media annuale è di 26,7° C. Le temperature sono moderate dalla vicinanza del mare e non subiscono importanti cambiamenti durante il corso dell’anno. Il mese più freddo è gennaio, con una media di 23,9° C a metà mese. Il monsone influenza sia la temperatura che il clima. La stagione dei monsoni normalmente va dall’inizio di giugno alla fine di settembre. Le precipitazioni raggiungono, nel corso di questi mesi, il 95% del totale annuale. I mesi di ottobre e novembre sono altrettanto caldi, anche se con scarse precipitazioni. Con temperature massime diurne di circa 28° C, i mesi da dicembre a febbraio sono asciutti e leggermente meno caldi rispetto al periodo marzo-maggio, quando le temperature medie massime arrivano fino a 33° C. e aumenta il tasso di umidità.
OGGETTO: quartiere residenziale cinto da strade carrabili e situato in una zona limite tra il tessuto edificato della città a sud e le ampie colline che si aprono a nord. Nella zona centrale è attraversato da un ruscello.
DENSITA’:  abitazioni per 550 famiglie  distribuite su circa sei ettari di terreno.
ORIENTAMENTO: sviluppato prevalentemente lungo l’asse nord-sud.
COMPOSIZIONE ALLOGGI: sono sviluppate 5 diverse tipologie tutte recintate, indipendenti e comprendenti spazi al chiuso (casa vera e propria), spazi coperti (verande) e spazi all’aperto (corte privata o terrazzi).
TECNOLOGIA COSTRUTTIVA: mura perimetrali in mattoni; tetto con struttura in legno rivestito con tegole.
MATERIALI IMPIEGATI: mattoni, intonaco di colorazione bianca, infissi colorati in legno, pavimentazione esterna in blocchi di pietra.

L’intervento si trova a Belapur, uno dei principali nodi di New Bombay, città gemella di Bombay nata da un’idea di Charles Correa ed un gruppo di colleghi nel 1960 come mezzo per ridurre la pressione su una vecchia città fisicamente ristretta nella parte inferiore della penisola tra il porto e l’Oceano Indiano (oggetto di un enorme e crescente afflusso di gente in cerca di lavoro). Invece di espandersi ulteriormente in quella zona, suggerirono di colonizzare il terreno non attrezzato sul lato opposto della grande insenatura naturale del mare e di impostare una via di comunicazione tra la città madre e quella satellite. In questa zona le colline scendono formando una serie di valli caratterizzate da ampie macchie di vegetazione. Il quartiere progettato dall’architetto si trova in una di queste vallate.

Il settore, che occupa circa 6 ettari di terreno, tenta di dimostrare come l’alta densità (550 famiglie e servizi vari) può essere raggiunta anche con una tipologia abitativa bassa. Il suo studio, basato sull’osservazione dei tradizionali insediamenti indiani, ha suggerito che tale intervento dovesse essere sviluppato utilizzando una gerarchia spaziale che, partendo dal mondo privato della singola abitazione e passando attraverso una serie di ambienti comuni,arrivasse al maggiore spazio pubblico, il Maidan. La geometria di Belapur è quindi una interpretazione diretta di questa sintesi.

Il progetto è quindi generato da una gerarchia di spazi. Il primo è la corte privata della singola abitazione utilizzabile come spazio all’aria aperta per diverse attività durante la maggior parte dell’anno. Successivamente sette unità abitative si raggruppano formando una piccola corte comune di circa 8m x 8m. Tre di questi gruppi formano un modulo da ventuno abitazioni che descrive lo spazio collettivo della scala successiva (circa 12m x 12m). Questa gerarchia spaziale continua fino a quando si raggiunge lo spazio di vicinato più grande dove sono localizzati scuole ed altri servizi. Lungo una diagonale attraverso il sito è localizzato il bazar.

BIBLIOGRAFIA:

RIVISTE:

“Open the Box”, Jim Murphy, Progressive Architecture, New York, ottobre, 1982,  pp. 100-104

“Belapur Housing”, Mimar, Singapore, luglio, 1985, pp. 34-40

“Correa Courts”, Peter Davey, Architectural Review, London,  ottobre, 1985, pp. 32-35

“Public Sector Mass Housing”, Babar Mumtaz, Design Ideas, Bombay, aprile, 1993, pp. 5-9

“Cellular housing scheme expansible from court to city”, Architecture, 1986, pp. 84-85.

LIBRI:

A History of Architecture, Sir Banister Fletcher, Butterworth, London, 1987, pp. 494- 495

After the Masters, Iftkram Shaft e Peter Salver, Ahmedabad, 1990, pp. 100 – 103

Architecture of SARC Nations, Razia Grover e S.K. Das, Media Transasia , Delhi, 1991, p. 79

Contemporary Asian Architects, Hasan-Uddin Khan, Taschen, London, 1995, pp. 86 – 87 Architecture After Modernism, Diane Ghirado, Thames & Hudson, London, 1996, pp. 155 – 156

Urbanisation in the third world, Charles Correa, Butterworth Architecture, A Mimar Book, pp. 55-62

studente: Alessandro Zanarini

COMMITTENTE:  H.U.D.C.O (housing e development corporation).
ANNO: 1986.
TEMPI DI REALIZZAZIONE: progetto non costruito.
LOCALIZZAZIONE: Jodhpur, Rajasthan, India.
ZONA CLIMATICA: arida desertica.
TIPOLOGIA DI INTERVENTO: ampliamento di un quartiere residenziale economico popolare a media densità.
SCALA DELL’INTERVENTO: complesso di 176 abitazioni.
TIPOLOGIE ABITATIVE: due tipologie a corte destinate a classi sociali differenti.
TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: unità abitative con struttura portante,solai e partizioni realizzati in lastre di pietra.
MATERIALI IMPIEGATI: pietra “Sandstone” di produzione locale per le murature e legno per i serramenti.

Le tipologie residenziali previste sono due, che si vanno ad aggiungere ad altrettante (di cui Correa non si occupa). Destinate a due classi sociali distinte, per entrambe disegna uno spazio costruito attorno ad una corte principale, con tutti gli spazi rivolti ad essa e caratterizzate da un assoluta chiusura verso l’esterno; corte che per quanto riguarda la tipologia più semplice funge anche da collegamento principale con l’esterno  assumendo cosi un carattere polivalente. Nella tipologia destinata alle classi più abbienti, l’aumento di metratura non è eccessivo, ma crea una spazialità più complessa, osservando la quale salta agli occhi la presenza di una corte secondaria racchiusa dai muri di cinta. Questa ha una funzione di posteggio auto e ingresso all’abitazione, dando cosi alla corte principale più autonomia e un carattere assolutamente privato. Dal punto di vista compositivo Correa assume come modulo un quadrato di lato 3 metri (che ben si sposa con la pezzatura delle lastre di pietra) sulla base del quale disegna le due abitazioni a un piano ciascuna. Passa poi a creare alcuni tipi di aggregazione base di ogni tipologia, variando il numero di alloggi per ogni lotto. Una volta definito un “abaco” di lotti tipo entra con questi nell’ambito urbano, componendoli in modi diversi per creare una gerarchia di spazi aperti (da quelli più privati a quelli per l’intera comunità) il sistema di strade e gli spazi verdi. Così il quadrato di base scelto probabilmente per esigenze tecnologiche, economiche e climatiche, viene via via aggregato in organismi maggiori arrivando a disegnare tutto il progetto nella sua complessità; dall’abitazione alla scala urbana.



Bibliografia:

  • Hassan-Huddin, Khan. (1987). “Charles Correa architect in India”, Mimar book, Butterworth architecture.
  • Sen Poovaiah, Ajanta. “Charles Correa’s poetry in concrete”
  • Correa, Charles. (1989). “Introduction”,The new Landscape, London Butterworth architecture.
  • Correa, Charles. (1985) “The new Landscape, Architecture in development”, Mimar 17, Concept Media Ltd
  • Correa, Charles. (1983). “Urban housing in the Third World: the role of the architect” , Renata Holod, Darl Rastorfer.
  • Correa, Charles. (1988) “The Architecture of India”, Mimar 27, Concept Media Ltd
  • Frampton, Kenneth. (1987). “The fate of the man and architecture in the east”, Mimar 26, Concept media Ltd.
  • Fraschetti, Valeria. (2009) “Jodhpur annega nel deserto”, La Stampa ,Italia.

studente: Michael Nori

Nel 1984 l’Associated Cement Company, il primo fornitore indiano di cemento e calcestruzzo, commissiona a Charles Correa due progetti, in due lotti distinti, da incorporare a un quartiere esistente (ACC colony), per i propri operai vicino all’industria stessa.
Le nuove unità progettate dall’architetto indiano sono posizionate lungo il perimetro dei siti, lasciando all’interno ampi cortili e spazi aperti comuni.
In entrambi i casi c’è una progressione dall’esterno all’interno del sito: dall’accesso pubblico allo spazio interno privato della casa stessa, a un semiprivato patio o giardino, al largo spazio centrale comune, facendo si che il rapporto superficie edificata/aree verdi sia quasi di uno a uno.

LUOGO: Wadi, distretto di Gulbarga, a Nord dello stato del Karnataka (India)

LOCALIZZAZIONE: quartiere ACC (a nord-ovest, viciono alla fabbrica di cemento dell’ACC), Latitudine 17° 4′ 0″ Nord, Longitudine 76° 59′ -1″ Est

ZONA CLIMATICA: clima asciutto e salubre, caratterizzato dalla stagione del monsoni nei mesi estivi e temperature con una media annua dai 26° ai 30; la media delle precipitazioni è di 750 mm annui

OGGETTO: due interventi posizionati lungo il perimetro di due lotti diversi; la prima tipologia conta 368 appartamenti, la seconda 48 case a corte

DENSITA’:

Superficie  di intervento 46.053 ~ 4,61 ha, 10.182 ~ 1,02 ha
Superficie  edificata 17.664 m² ~ 1,77 ha, 2.860 m² ~ 0,29 ha
Aree verdi  12.268 m² ~ 1,26 ha, 2.475 m² ~ 0,25 ha

ORIENTAMENTO: l’accesso principale alle due aree è situato rispettivamente a Nord-Ovest e Sud-Ovest, ma le singole unità cambiano orientamento assumendo diverse direzioni nella composizione generale

COMPOSIZIONE ALLOGGI: sono presenti 2 tipologie di appartamenti nel complesso “B”, e una tipologia di case a schiera nel complesso ”J”

Gli appartamenti sono composti da:

– soggiorno,
– spazi di servizio e cucina
– camera da letto
– giardino o terrazzi ai piani superiori

Le case a schiera sono composte da:

– soggiorno,
– spazi di servizio e cucina
– camera da letto
– corti e giardino
-ulteriore camera da letto al primo piano e un terrazzo “barsati”

MATERIALI E TECNOLOGIE COSTRUTTIVE: struttura portante in cemento armato

BIBLIOGRAFIA:

-J. MURPHY, Open the box: international housing, India, in Progressive Architecture vol. 63 no. 10 (Oct. 1982) pp. 100-104
-C. CORREA, The new landscape, in Mimar no. 17 (July-Sept. 1985) pp. 34-40
-P. DAVEY, Correa courts: Housing, Bombay, India, in The Architectural Review vol. 178 no. 1064 (Oct. 1985) pp. 32-35
-Cellular housing scheme expansible from court to city, in Architecture vol. 75 no. 9 (Sept. 1986) pp. 84-85
-HASAN-UDDIN KHAN, Charles Correa, architect in India, Butterworth Architecture, 1987
-Charles Correa, in Techniques et architecture no. 388 (Mar. 1990) p. 12
-C. CORREA,  Il pubblico, il privato e il sacro, in Spazio e societa v. 15 no. 60 (Oct.-Dec. 1992) pp. 100-113
-G. BHATIA, Charles Correa, in A + U vol. 94 no. 1(280) (Jan. 1994) p. 77
-KENNETH FRAMPTON, Charles Correa, Thames and Hudson, Londra 1996
-M. V.CAPITANUCCI, Charles Correa, in Abitare no. 463 (July-Aug. 2006) pp. 102-107